Un po’ di notizie su S. H. Foulkes

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Sigmund Foulkes nacque a Karlsruhe nel 1898 e studiò medicina sapendo di voler diventare uno psichiatra; nella sua mente la psichiatria non significava quello che allora era; quando Goldstein gli chiese cosa avrebbe voluto fare Foulkes gli rispose di voler “curare delle persone di cui capisse qualcosa”.

Durante i suoi studi in medicina ebbe l’occasione di ascoltare la viva voce – o di leggere le opere – dei fondatori della psicopatologia: Kraepelin, Jaspers, Gruhle; e fu da quest’ultimo che, casualmente, scoprì Freud. Foulkes, interessato, cominciò a leggere gli scritti freudiani e da quel momento capì esattamente quello che avrebbe voluto diventare: uno psicoanalista.

Dopo la laurea continuò a lavorare per due anni presso la Clinica Medica dell’Università di Francoforte, interessandosi degli aspetti psicologici delle malattie organiche; successivamente si unì allo staff dell’Istituto di Neurologia diretto da Kurt Goldstein. Questi esercitò una grandissima influenza sul giovane Foulkes, che si interessò a tante questioni di base della biologia.

Il suo training psicoanalitico, invece, fu condotto a Vienna, con Helene Deutsch come sua analista personale ed Eduard Hitschmann ed Hermann Nunberg come suoi didatti di controllo; durante la permanenza a Vienna completò la sua specializzazione in Psichiatria presso la Clinica locale. In tale periodo trascorse molte ore in approfondite discussioni con i suoi colleghi sui temi della psicoanalisi, ma soprattutto amava ritornare quasi tutti i pomeriggi fra i degenti della Clinica Psichiatrica, mescolandosi liberamente e parlando semplicemente con loro, a volte dedicandosi a un solo paziente.

Il tempo trascorso con i pazienti gli offrì l’opportunità di calarsi in un approfondito insight nella psicopatologia degli psicotici, anche se si rammaricherà in vita di non aver preso alcuna nota sulle sue osservazioni. La sua modestia gli faceva ritenere che ciò che veniva osservato doveva essere già ben conosciuto agli psicoanalisti.
Terminato il training, Foulkes ritornò a Francoforte fino al 1933, fino a quando, per sfuggire alle persecuzioni naziste, emigrò in Inghilterra. La sede della Società Psicoanalitica Britannica divenne la sua seconda casa: ben presto fu in grado di presentare il suo primo lavoro “Sull’Introiezione” alla Società, dove peraltro venne invitato a insegnare. Dunque il suo desiderio di essere uno psicoanalista fu ampiamente raggiunto e confermato, con tutti i crismi dell’ortodossia.

Ed ecco nascere l’interesse per i gruppi; Foulkes infatti colloca questa germinazione intorno al 1925, allorché il suo interesse fu destato da alcuni articoli di Trigant Burrow, un analista allievo di Jung. Foulkes veniva impressionato fortemente anche dal dramma di Pirandello “Sei personaggi in cerca d’autore”, dove manca un protagonista ed è in azione sulla scena un gruppo senza leader , animato da forze anonime e violente. Tutto questo lo aveva fatto riflettere già allora sulla possibilità di utilizzare un gruppo a fini terapeutici. Ma l’occasione gli si presentò quindici anni dopo agli inizi della seconda guerra mondiale.

Dopo un lavoro di due anni con circa cinquanta pazienti scrisse nel 1942 un articolo dal titolo “L’analisi di gruppo: studio sul trattamento di gruppo su linee psicoanalitiche”, che verrà pubblicato due anni più tardi sul “British Journal of Medical Psycology”. In seguito, anche per sottolineare l’originalità del suo metodo rispetto ad altre posizioni, Foulkes adottò la denominazione di “Psicoterapia Gruppo-analitica”. In effetti l’attenzione rivolta al gruppo in sé come fondamentale istanza terapeutica spetta totalmente a lui.
Durante gli anni 1943-45 fu addetto, con il grado di maggiore, all’Ospedale Militare di Northfield; in tale occasione Foulkes introdusse il suo approccio gruppoanalitico nell’ospedale , approccio dimostratosi molto utile e il cui interesse rapidamente si diffuse, tanto da venire applicato progressivamente a unità più vaste, fino all’intero ospedale, inteso per la prima volta come “comunità terapeutica”.

Dopo la guerra Foulkes ha introdotto personalmente la Psicoterapia Gruppo-analitica presso il St. Bartholomew’s Hospital, il Maudsley Hospital e nella pratica privata, fondando anche la Group Analytyc Society, che servì anche per il training dei primi psicoterapeuti di gruppo. Il suo interesse per la psicoanalisi non è mai venuto meno: per molti anni ha lavorato come analista personale e come didatta in seno alla Società Psicoanalitica Britannica, facendo anche parte del consiglio direttivo di questa; ha continuato a far parte della Società Internazionale di Psicoanalisi ed ha anche collaborato con Anna Freud per il training dei suoi allievi in quello che sarebbe diventato “The Hampstead Child Therapy Course and Clinic”.

Il suo lavoro come analista e didatta è stato testimonianza viva del suo operare, della sua umanità e della sua “scienza”, intesa come “quella metodologia che modula gli interventi sul progressivo evidenziarsi del processo psicodinamico, e che non mira soltanto a ridurre il fenomeno nelle maglie restrittive di una teoria non disposta a mutare”.

“Per quanto mi riguarda”, ebbe l’occasione di dire ai colleghi dell’epoca, “ho sempre preferito considerare la psicoanalisi alla luce della vita nel suo complesso, piuttosto che guardare alla vita dal divano dello psicoanalista”.

L’8 luglio del 1976 Foulkes è morto quietamente, come era sempre vissuto; stava conducendo un gruppo di colleghi, era la penultima seduta e stava commentando come qualunque risultato si raggiunga nell’analisi di gruppo esso è pur sempre collegato all’intera situazione di cui il gruppo fa parte. “Non riesco più a parlare” sono state le sue ultime parole; Foulkes è morto al servizio della “sua scienza” e probabilmente ha voluto lasciare il suo messaggio, affinché questo venisse raccolto e trasmesso.

Biografia tratta da “La Psicoterapia Gruppoanalitica” – Casa Editrice Astrolabio (1975)