Per età evolutiva s’intende l’arco di tempo che va dalla nascita ai 13-14 anni, ossia fino alla pre-adolescenza e alle primissime fasi dello sviluppo adolescenziale.
Un periodo che può essere raffigurato come un percorso a tappe che comporta diverse sfide per il soggetto: lo svezzamento; la capacità di dormire da soli; l’acquisizione del controllo sfinterico; lo sviluppo del linguaggio; l’apprendimento delle regole di comportamento sociale; l’inserimento nei contesti pre-scolari e scolari; la scoperta dei pari. Sono soltanto alcuni dei compiti che il bambino è chiamato ad affrontare nel proprio percorso evolutivo. Ciascun compito porta con sé delle potenziali difficoltà, nei confronti delle quali non soltanto il bambino, ma l’intera famiglia è chiamata ad attivarsi con le proprie risorse. Una difficoltà in età evolutiva, per quanto possa avere manifestazioni a volte anche drammatiche, è solitamente risolvibile in breve tempo, purché affrontata tempestivamente.
Nel lavoro psicoterapeutico con il bambino occorre lavorare per costruire una relazione emotiva prima di applicare qualsiasi strumento psicologico.
La psicoterapia dell’età evolutiva può utilizzare lo strumento del gioco, delle espressioni corporee e del disegno come veicoli delle dimensioni simboliche dei disagi interiori e gli arresti evolutivi del bambino. La psicoterapia nell’infanzia consiste nel sintonizzarsi su questi registri espressivi e operare assieme al bambino per fargli sperimentare percorsi emotivi che lo rimettano nella direzione dello sviluppo sano. Lo psicoterapeuta deve quindi imparare a “mettersi in gioco” scendendo con il bambino nelle sue fantasie tenendo funzionante, al contempo, il registro adulto. Lo psicoterapeuta deve imparare a muoversi emotivamente e cognitivamente sul doppio registro: deve entrare “dentro il mondo del bambino” e uscirne fuori “per osservare i processi attivati” e spingere la relazione nella direzione utile alla crescita.
Il bambino non è una monade isolata; è sempre immerso nei vari contesti di vita che, sono percorsi da continue comunicazioni consce e inconsce. Quindi la psicoterapia è orientata non solo a conoscere il mondo interno del bambino, ma anche il contesto relazionale in cui è inserito, recepisce e sottolinea l’importanza degli adulti che stanno intorno al bambino, in particolare i genitori.
In una buona psicoterapia di un bambino i genitori devono diventare co-terapeuti; devono cioè essere inseriti e coinvolti nel progetto di cura. La terapia con il bambino è anche e soprattutto una terapia con la famiglia, in un clima di cooperazione in vista dell’obiettivo condiviso, il benessere del bambino.