Le teorie psicodinamiche che pongono al centro della loro attenzione la relazione individuo-ambiente, assumendola come principio organizzatore della vita psichica, trovano sempre maggiore conferma nelle ricerche delle neuroscienze e, particolarmente, in quelle che si occupano delle caratteristiche del cervello, della sua formazione e della sua evoluzione filo-ontogenetica.
Le ricerche di Eccles, ormai storiche, aggiornate nel corso degli anni con gli studi più recenti (Rizzolati, Gallese, Mancia, Siegel), hanno offerto un modello del cervello le cui caratteristiche sono state definite “plastiche”. Il cervello dell’essere umano possiede alla nascita un ristretto numero di connessioni neurali, le quali formano una rete nervosa che si può definire di base, adatta a reagire ad alcuni e limitati stimoli ambientali. La maggior parte delle connessioni neurali che amplierà la rete, rendendola complessa ed adatta a rispondere alla complessità ambientale, si formerà nel corso della vita.
La qualità e la caratteristica di questa rete sono in stretto rapporto con l’ambiente circostante; le connessioni neurali che danno origine alla rete, la quale, nel complesso, forma il cervello con la sua partizione anatomica, sono caratterizzate dalla plasticità che si svolge all’interno di un asse di rigidità-flessibilità. Alcuni circuiti hanno un elevato grado di stabilità, mentre altri sono in grado di modificarsi in seguito agli stimoli ambientali.
Il modello della plasticità produce quindi una conseguenza: lo sviluppo della complessità cerebrale e mentale dipende da una relazione, quella dell’individuo con il suo ambiente di adattamento. Da ciò se ne deduce che la qualità della relazione trova una rappresentazione nel cervello, nell’architettura dei circuiti neurali che sono alla base della personalità e dei comportamenti con la quale questa si esprime.
Questo modello, quindi, mettendo in primo piano la relazione individuo-ambiente come accadimento essenziale per la formazione della rete neuronale, di fatto, rimanda alla natura sociale dell’essere umano e di conseguenza ad una sua naturale predisposizione a formare legami, il che sottintende un ambiente umano disponibile e pronto ad accoglierlo; in questo senso il benessere o malessere in una dimensione evolutiva è strettamente connesso alla qualità della relazione.
La prassi gruppoanalitica, a partire dalla relazione individuo-ambiente, è quella che ha fondato nel tempo, un organico modello rappresentativo della genesi della vita psichica, del benessere e del malessere dell’essere umano nella dimensione individuale e collettiva.
Il dato neotenico è la condizione fisiologica di partenza per formulare una concezione teleonomica sulla genesi della vita psichica: l’essere umano è il risultato è il risultato di un processo evolutivo che lo ha reso fisiologicamente disposto ad una relazione con il mondo. La vita psichica di ogni essere umano nasce da questa disposizione, che è l’organizzazione psichica elementare ed innata che giustifica i criteri di disponibilità allo scambio di informazioni tra esterno ed interno. La disponibilità dell’individuo all’incontro con l’ambiente di accudimento fa parte di questa organizzazione minima. L’ambiente, a sua volta, per evoluzione filogenetica, è predisposto ad incontrarlo e a prendersi cura di lui. E’ proprio la disponibilità dell’ambiente a prendersi cura che agisce da forza selettiva per fare emergere ed affermare una creatura dipendente e bisognosa. Il prendersi cura allora è una attitudine dell’ambiente che precede e non segue la condizione neotenica.
La condizione neotenica va vista come una risorsa ed un limite; è una risorsa perché la fisiologia dell’essere umano, grazie alla sua plasticità è tale da favorire le migliori condizioni per un’apertura al mondo ed alla sua assimilazione. L’assimilazione dell’ambiente è un carattere della specie umana, ed è differente dall’adattamento che è un carattere delle specie viventi. L’adattamento è una risposta comportamentale governata dalla rigidità della fisiologia istintiva, mentre l’assimilazione è un processo creativo di conoscenza dell’ambiente e della sua trasformazione. La condizione neotenica, però, rappresenta anche un limite perché istituisce una relazione di dipendenza dell’essere umano dal mondo in cui nasce ed al quale fisiologicamente si affida; quindi il benessere umano dipende dalla “qualità del servizio” espresso dall’ambiente in cui si nasce, e quindi dalla qualità di una relazione che, fungendo da principio organizzatore, si inscriverà nel cervello e nella mente.
Alla base di questi concetti vi sono due paradigmi fondamentali della gruppoanalisi , il transpersonale e la matrice. Il transpersonale è inconscio e cela al suo interno le dinamiche affettive della relazione filogenetica uomo-ambiente, che si ripropone come paradigma individuo-ambiente familiare; caratteristica del transpersonale è che esso si trasmette secondo una modalità psichica inconscia in quanto contiene modelli relazionali e modalità di trasmissione prescritti nella cultura di appartenenza.
Altro nodo fondamentale della teoria gruppoanalitica è quello di matrice, il quale non si può disgiungere da quello di rete; la rete è definibile come la rappresentazione delle connessioni relazionali di un essere umano con altri esseri umani e di questi con il loro ambiente. Sulla qualità della rete si concentrano le attenzioni per le ricadute che essa ha sull’organizzazione della vita psichica, in particolare sulla qualità della matrice familiare che è fondamentale e fondante l’organizzazione psichica.
Secondo la teoria gruppoanalitica la matrice familiare può essere satura o insatura. Le caratteristiche della saturazione creano un sistema chiuso incapace di comunicare e di scambiare informazioni e soddisfano i criteri di rigidità della relazione fondata sull’adattamento piuttosto che sull’assimilazione. Ne deriva che la qualità del pensiero è dogmatica, intrisa di ideologia propria ed integralista; in una rete che produce una matrice simile la stessa rete e gli stessi individui che la abitano sono pre-concepiti con gradi di libertà molto ridotti.
La potenzialità plastica è saturata da architetture di pensiero rigide; la soggettività assimilativa, quindi trasformativa dell’ambiente e della stessa matrice, è inibita. La conseguenza è un adattamento passivo dell’intero sistema e degli individui che lo compongono all’ambiente, e ciò si scontra con la natura assimilatrice plastica della mente che, per questo, produce malessere piuttosto che benessere.
La matrice insatura, al contrario, soddisfa le condizioni di plasticità della mente, di flessibilità comportamentale, di un elevato grado di entropia indispensabile al processo di assimilazione ed alla trasformazione dell’ambiente instaurando una condizione di benessere.
In questa situazione la matrice ha la possibilità di incontrare il transpersonale, che diventa la quota di sapere organizzatore che può subire trasformazioni, diventando eredità storica che acquisisce il senso di risorsa che fonda l’identità individuale.
Bibliografia:
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Foulkes S.H., (1976), La Psicoterapia Gruppoanalitica , Astrolabio, Roma.
Mancia M., (2008), Psicoanalisi e Neuroscienze, Springer Verlag Ed.