Il gruppo come matrice della vita mentale dell’individuo.

gruppo-matrice-vita-mentale-individuoSintesi dell’articolo scritto da S. H. Foulkes pubblicato su “Group Therapy 1973, an Overview, New York: Intercontinental Medical Book Corporation, curata da Roberto Karra.

Per molti sembra difficile al momento accettare l’idea che ciò che è chiamato “la mente” consista di processi interattivi tra un numero di persone strettamente collegate, comunemente chiamato gruppo.

Già quando due persone formano una relazione esse creano un nuovo fenomeno, così come quando due persone giocano a scacchi creano un nuovo fenomeno, cioè la partita a scacchi che essi giocano. Quando un gruppo di persone formano relazioni intime, esse creano un nuovo fenomeno, ossia il campo totale degli avvenimenti mentali tra tutti loro. In questo contesto ho parlato di “processi transpersonali”, cioè processi mentali che, come i raggi x nella sfera corporea, passano attraverso gli individui che compongono una tale rete.

A questo fenomeno, completamente nuovo, che si viene a creare io abitualmente mi riferisco come al “contesto di gruppo”. Non parlo di una mente di gruppo poiché si tratterebbe di una sostantivizzazione di ciò che si vuol dire, tanto insoddisfacente quanto il parlare di una mente individuale (in questo punto si può notare come Foulkes diverga da Bion sulle concettualizzazioni degli assunti di base collettivi come mentalità del gruppo nel suo insieme).

La mente non è una cosa che esiste ma una serie di eventi che si muovono e procedono in continuazione.

Credo comunque che ci sia una resistenza assolutamente specifica ad accettare i processi mentali come fenomeni multipersonali, resistenza paragonabile a quella che Freud ha trovato nei confronti del riconoscimento di processi mentali inconsci nell’individuo.

Possiamo studiare meglio queste reti mentali in psicopatologia attraverso i nostri pazienti; si può osservare infatti che quando i pazienti in trattamento cominciano a cambiare seriamente, essi avranno, di regola, dei problemi con gli altri membri della rete.

L’equilibrio totale e la psicopatologia della rete si era basata sul fatto che i pazienti fossero proprio così, e pertanto l’equilibrio degli altri ora è minacciato.

Quindi ogni cambiamento di ciascun individuo di questa rete turba l’intero equilibrio all’interno di essa.

Nel paragonare i punti di vista psicoanalitico e gruppoanalitico dell’individuo e dei processi individuali, l’analogia con un microscopio che ingrandisce in modo diverso è utile; la veduta psicoanalitica prende la mente individuale come unità di osservazione e cerca di capire tutti i processi mentali nei termini di questa mente individuale. Ciò la rende particolarmente utile per i suoi speciali propositi, cioè l’analisi verticale dell’individuo in senso storico cronologico.

Per contrasto il punto di vista gruppoanalitico sosterrebbe che tutti questi processi interattivi agiscono in un campo mentale unificato di cui gli individui che lo compongono sono una parte.

Il punto che voglio sottolineare è che questa rete è un sistema psichico di un’intera rete e non un sistema interattivo sociale sovrimposto in cui le menti individuali interagiscono tra loro; questo ha il valore di pensare nei termini di un concetto che non confina la mente, per definizione, ad un individuo.

I due sguardi, quindi, non sono pertanto incompatibili tra di loro, ma al contrario complementari; personalmente credo che l’ipotesi multipersonale della mente è più vicina alla vera natura degli eventi.

Ho parlato di una rete interattiva intercomunicante in cui l’individuo è incastonato nella rete di un gruppo primario; non identifico questo concetto interamente con quello della famiglia, sebbene io abbia operato e studiato le reti familiari prima che la terapia familiare come tale esistesse.

La famiglia originaria è davvero la rete primaria in cui la personalità del futuro individuo si forma decisamente; è come un asse verticale che punta al passato, ai genitori, all’infanzia dei genitori, alla relazione dei genitori con i propri genitori, tutti fattori che entrano nel nucleo più profondo del bambino in formazione.

Il nucleo dell’Io e del Super-Io così formato è ugualmente inconscio sebbene non rimosso; è inconscio poiché i valori assimilati, l’intera relazione con il mondo e con gli oggetti, l’intero modo di esprimersi, di respirare di dormire, di divertirsi, di parlare, il comportamento totale dell’individuo sono stati decisamente formati dal gruppo familiare originario.

L’individuo è inconscio di ciò in quanto è normalmente convinto che il suo modo di sentire, di pensare è quello naturale e giusto, che la sua “lingua” è la lingua che si parla.

Circa il modo in cui l’individuo così sviluppato si comporta successivamente nella vita sappiamo che le sue influenze precoci continuano ad esercitarsi del tutto normalmente, ma anche che i disturbi, nella misura in cui rappresentano desideri o traumi irrisolti, si esprimono rispettivamente nel transfert e nella coazione a ripetere.

Così uno dei maggiori progressi in un approccio analitico degli individui nei gruppi è che essi cominciano a vedere che altre persone ridono per cose diverse, sentono in modo diverso, sono diverse. E ancora che non c’è ragione di giudicare un tipo di comportamento come migliore o più normale di un altro, tranne per motivi legati alla cultura della comunità più vasta in cui queste persone vivono.

In ciò che le persone differiscono risiede la loro vera individualità.