I disturbi di personalità si caratterizzano soprattutto per un disturbo inerente l’area del rapporto con gli altri, cioè quel livello transindividuale che costituisce il campo di osservazione privilegiato nell’ottica gruppoanalitica.
L’ importanza clinica della teorizzazione dei disturbi di personalità secondo l’ottica della gruppoanalisi è la seguente: il campo gruppale si costituisce soprattutto come il set (Struttura formale spazio-temporale) dove il paziente mette in scena inconsciamente la sua modalità relazionale disturbata, ovvero, il suo disturbo di personalità.
Si può quindi affermare che la situazione gruppale è quello spazio terapeutico che consente specificatamente la messa in scena della matrice familiare patologica (satura) sottostante ad un determinato disturbo di personalità. Relativamente alla modalità patologica con cui una determinata famiglia tenta di superare il problema delle relazioni tra campo individuale, campo familiare e campo transgenerazionale , i disturbi di personalità possono essere raggruppati in categorie significative dal punto di vista epistemologico e clinico.
La personalità va intesa dunque come quella organizzazione del mondo interno che si struttura simbolicamente nel bambino che cresce in ambiente neotenico (familiare) e che si caratterizza e si esplicita attraverso un insieme di modelli di comportamento, cioè di risposte strutturate.
Il disturbo di personalità è quindi caratterizzato da reazioni abituali e croniche, ossia da comportamenti radicati, poco adattabili e inflessibili; in sintesi lo spazio relazionale fondante la strutturazione della personalità invece di costituirsi come spazio “insaturo” e dinamico (che consente al bambino in crescita di relazionare progressivamente e autonomamente il proprio mondo interno con gli accadimenti del mondo esterno) si stabilizza come spazio “saturo”, chiuso e irrigidito come una corazza; di conseguenza stereotipie e rigidità comportamentali sono la caratteristica fondamentale dei disturbi di personalità.
Nel caso del disturbo narcisistico di personalità, essendo questo caratterizzato dalla forte coesione degli Oggetti-Sé, verrà mobilitata e messa rapidamente in discussione proprio la rigida integrità di tutta la struttura del Sé, col rischio di rafforzarla per una sua impossibile lenta metabolizzazione in termini di traslazione. Pertanto il paziente con tale disturbo di personalità non può vivere la situazione gruppoanalitica se non come un minaccioso e precoce attacco all’integrità del suo Sé con conseguenti angosce di frammentazione. Di fronte a questo pericolo le strategie difensive che tale paziente ha a disposizione sono sostanzialmente tre: l’isolamento in gruppo, per cui il paziente viene alle sedute respingendo però ogni coinvolgimento nelle dinamiche gruppali; l’abbandono del gruppo, oppure un ulteriore rafforzamento dell’investimento narcisistico del sé e degli Oggetti-Sé rigidamente coesi, per cui le interazioni del paziente in gruppo diventano ancora più iperplastiche.
Nel caso del disturbo borderline di personalità, essendo caratterizzato da un’estrema irritabilità del Sé , l’attivazione gruppo analitica della matrice mobiliterà e accentuerà proprio tale basica instabilità del Sé con conseguente intensificazione delle angosce di una definitiva frammentazione psicotica. Pertanto il paziente borderline non può vivere la situazione gruppo analitica se non come una minaccia di un totale e definitivo crollo psicotico del suo Sé. Di fronte a questo pericolo il borderline non può attuare alcuna strategia difensiva se non accentuare e rafforzare ulteriormente la sua stabile-instabilità come unica possibilità per evitare la totale destabilizzazione.
Pertanto porre un borderline in un gruppo all’inizio significa mettere insieme due mondi (individuale e collettivo) caratterizzati da una analoga instabilità e incertezza e dall’esigenza di una stabile identità; il doppio rispecchiamento gruppo/borderline in una fase iniziale viene così a configurarsi come reciproco rinforzo di dinamiche pericolosamente destabilizzanti sia per la cosesione del Sé gruppale, sia per la stabilità del precario del Sé borderline.
In definitiva il problema del trattamento gruppoanalitico dei pazienti borderline va affrontato tenendo presente sia la fase del processo gruppoanalitico che il tempo e la tipologia del paziente in questione. E’ comunque sempre preferibile anteporre un trattamento analitico individuale dei pazienti borderline prima di un eventuale transito nel gruppo analitico.
Nel caso del sintomo isterico invece, la matrice familiare patologica viene per cosi dire “incistata” in particolari aree della personalità che si evidenziano in determinate situazioni attinenti realmente o metaforicamente alla dimensione sessuale. Dietro la maschera dell’isterico, dunque, esiste un individuo con una sua matrice personale.
In questo caso il sintomo isterico quindi, non invade l’intera personalità e quindi si può pensare come il paziente in questione trovandosi in un gruppo potrà parlare della propria matrice familiare e dialogare con essa dal vertice di osservazione delle aree libere della sua personalità.
Nel caso del disturbo istrionico di personalità, invece, il paziente esprime la sua matrice familiare: la sua personalità è invasa dal mondo familiare che vive dentro di lui. In esso dunque un trans personale familiare senza trasformazione simbolopoietica costituisce intere aree della personalità che tendono ad annullare potentemente ogni elemento di discontinuità evolutiva della persona rispetto alla cultura degli antenati. Ciò significa che quando ci troviamo davanti ad una personalità istrionica è come se ci trovassimo davanti non più a dei sintomi psicopatologici più o meno dialogabili dal paziente, bensì al cospetto dei suoi “mitici” antenati che tendono ad inglobare sia il paziente che il terapeuta.
Dietro la maschera dell’istrionico dunque, non c’è un individuo ben definito, ma un intero romanzo familiare che si impone come un potere transpersonale estremamente organizzato, autonomo, coincidente con la matrice personale del paziente stesso e intollerante di possibili trasformazioni significative. Di conseguenza quando nel setting gruppoanalitico verrà mobilitata quella matrice istrionica fortemente satura sarà inevitabile un violento scontro fra il potere transpersonale familiare e il potere terapeutico. Il romanzo familiare parlato dell’istrionico si opporrà con particolare forza ad ogni possibilità trasformativa imponendo la sua legge. Il paziente tenterà in tutti i modi di distruggere il pensiero gruppale in via di formazione ribellandosi attraverso alcune strategie quali la manipolazione fortemente seduttiva del setting con attivazione di acting out a carattere sessuale (con altri pazienti del gruppo), la svalutazione del lavoro terapeutico di gruppo più o meno mascherata, l’attacco sempre più violento verso il terapeuta o ripetuti tentativi di “sostituirsi ad esso o il quasi immediato abbandono del gruppo.
In relazione a queste riflessioni si può ipotizzare come il trattamento gruppoanalitico del disturbo istrionico non è da prendere in considerazione , specialmente nel primo momento di domanda terapeutica: è invece utile poter pensare una psicoterapia analitica individuale propedeutica alla gruppo analisi che si possa configurare come spazio mentale in cui il paziente istrionico può cominciare a dialogare con la sua matrice satura.
Di Maria F., Lo Verso G. a cura di, La Psicodinamica dei gruppi, Raffaello Cortina Editore, 1995.