Le sindromi culturalmente caratterizzate

Le cbs appartengono per lo più ad aree culturali specifiche

Uomini che impazziscono improvvisamente distruggendo tutto ciò che li circonda, soggetti che sentono il loro cervello pericolosamente appesantirsi, paure di presenze extracorporee, angoscia di vedere il proprio membro ritirarsi dentro il corpo, individui che urinano liquidi bianchi…
Scenari terrificanti e misteriosi descritti negli ultimi duecento anni e approdati, dopo circa ottocento pagine, in una minuta appendice del DSM.

Quelli descritti sono alcuni sintomi di sindromi culturalmente caratterizzate (“culture-bound syndrome”, CBS) che si manifestano, secondo la psichiatria ufficiale del DSM, soltanto all’interno di particolari culture.

La nozione di sindrome culturalmente caratterizzata è dibattuta e fonte di notevoli controversie. Quest’espressione è divenuta indicativa di una serie di presunti disturbi mentali (amok, latha, koro, windingo, susto, ecc.), che si manifestano generalmente al di fuori dell’Occidente. Il concetto di CBS essendo indicativo di comportamenti “anomali”, “disturbati” che si palesano in culture esotiche, si pone a limite tra le competenze etno-antropologiche e quelle psichiatriche.

Per quanto quadri clinici corrispondenti alle principali categorie DSM-V possano essere trovati in tutto il mondo, i sintomi, il decorso e le risposte sociali sono molto spesso influenzati dai fattori culturali locali. Le sindromi culturalmente caratterizzate sono generalmente limitate a società e aree culturali specifiche, e rappresentano categorie diagnostiche popolari locali che conferiscono significati coerenti a certi complessi di esperienze ripetitive, strutturate e disturbanti e alle osservazioni relative.

La CBS, sindrome culturalmente caratterizzata, è stata per la prima volta descritta ad Hong Kong dallo psichiatra britannico Pow Meng Yap che provava una certa frustrazione: le sofferenze descritte dai suoi pazienti non riusciva a descriverli secondo il manuale standard psichiatrico che aveva studiato.

Ecco un glossario comprende alcune delle sindromi culturalmente caratterizzate ed espressioni di disagio meglio studiate che si possono incontrare nella pratica clinica in diverse parti del mondo:

  • Amok: sindrome presente in Malesia, Laos e Filippine che si presenta con un episodio dissociativo, caratterizzato da un periodo di incubazione seguito da una esplosione di comportamento violento, aggressivo, o anche omicida, diretto verso persone e oggetti. Gli episodi tendono a essere precipitati dall’impressione di ricevere offese o insulti, e sembrano frequenti solo tra i maschi. Gli episodi sono spesso accompagnati da idee persecutorie, automatismi, amnesie, esaurimento.
  • Ataque de nervios: Un’espressione di disagio riscontrata principalmente tra i latini dei Caraibi, ma ritrovata anche in molti gruppi Latino Americani e Latino Mediterranei. I sintomi comunemente riferiti comprendono grida incontrollabili, attacchi di pianto, tremori, calore che dal petto sale alla testa, e aggressività verbale o fisica. Gli ataque de nervios facilmente si verificano come conseguenza diretta di qualche evento stressante riguardante la famiglia (per es., la notizia della morte di un parente stretto, la separazione o divorzio dal coniuge, conflitti con il coniuge e i figli, oppure il fatto di assistere a un incidente che coinvolge un membro della famiglia).
  • Dhat: Un termine diagnostico popolare usato in India per definire gravi preoccupazioni ansiose e ipocondriache associate con polluzioni, colorazione biancastra delle urine, e sensazioni di debolezza e affaticamento. Simile al jiryan (India), al sukra prameha (Sri Lanka) e al shen-k’uei (China). Questi episodi si riscontrano soprattutto negli Stati Uniti del Sud e tra i gruppi Caraibici. Sono caratterizzati da un improvviso collasso, che talora si manifesta senza preavviso, ma altre volte è preceduto da sensazioni di vertigine o di “galleggiamento” della testa. Gli occhi del soggetto sono di solito ben aperti, ma la persona si lamenta di non riuscire a vedere. La persona di solito sente e capisce quello che le accade intorno, ma non si sente in grado di muoversi. Ciò può corrispondere a una diagnosi di Disturbo di Conversione o Dissociativo.
  • Koro: Un termine, di probabile origine Malese, che si riferisce a episodi di improvvisa e intensa preoccupazione che il pene (nelle femmine la vulva e i capezzoli) possano rientrare nel corpo e causare la morte. La sindrome è stata riscontrata nell’Asia del Sud e dell’Est, dove è conosciuta con una varietà di denominazioni locali.
  • Malattia del fantasma: Una preoccupazione riguardante la morte o i defunti (talora associata a pratiche magiche), frequentemente osservata tra i membri di molte culture indiane americane. Vengono attribuiti alla malattia del fantasma molti sintomi, tra cui sogni angosciosi, astenia, sensazioni di pericolo, perdita di appetito, svenimenti, vertigini, paura, ansia, allucinazioni, perdita di coscienza, confusione, sentimenti di futilità, e sensazioni di soffocamento.
  • Il Suso: sindrome diffusa tra i Latini degli USA, in Messico, nel Centro e nel Sud America, è dovuta ad un evento terrorizzante che causa la fuga dell’anima dal corpo e causa infelicità e malattia.
  • Il Taijin kyofusho: è una sindorme giapponese che assomiglia alla fobia sociale, cioè l’intensa paura che il proprio corpo, le sue parti e le sue funzioni, risultino spiacevoli, imbarazzanti o offensivi agli altri a causa dell’aspetto, dell’odore, delle epsressioni mimiche e dei movimenti.
  • Rootwork: Un insieme di interpretazioni culturali che attribuiscono la malattia a fatture, magie, stregonerie, o all’influenza malefica di qualche altra persona. I sintomi possono comprendere ansia generalizzata, problemi gastro-intestinali (per es. nausea, vomito, diarrea), astenia, vertigini, la paura di essere avvelenato, e talora la paura di essere assassinato (“morte voodoo”). “Radici”, “incantesimi”, o “malocchio” possono essere “messi” o piazzati su altre persone, causando loro una varietà di problemi emozionali o psicologici. La persona colpita può anche temere la morte fino a che la “radice” non sia stata “tolta” (eliminata) di solito attraverso l’opera di un “root doctor” (un guaritore tradizionale), che può anche essere chiamato per fare una fattura a un nemico. Il “root work” viene riscontrato negli Stati Uniti del Sud, sia tra gli Afro-Americani, che tra la popolazione Euro-Americana, e anche nelle società Caraibiche.