Come descrivere la capacità umana di leggere nella mente degli altri individui, comprendendo in modo immediato i loro pensieri e sentimenti e reagendo in modo appropriato alle azioni da essi compiute? Finora la scienza non era riuscita a spiegare questa fondamentale possibilità del nostro cervello, che, creando un ponte tra il sé e l’altro, permette lo sviluppo della cultura e della società. Oggi, grazie alla scoperta dei neuroni specchio si è aperta una prospettiva di ricerca rivoluzionaria.
La scoperta dei neuroni specchio si deve al neuroscienziato Giacomo Rizzolati, e la loro attività è stata subito connessa al riconoscimento di azioni finalizzate al raggiungimento di oggetti. In particolare, si è constatato che durante l’osservazione di un’azione eseguita da un altro individuo, il sistema neurale dell’osservatore si attiva come se fosse egli stesso a compiere la medesima azione che osserva: di qui il nome “neuroni specchio”. Si tratta quindi di cellule del cervello che si attivano sia quando compiamo una determinata azione, sia quando vediamo qualcun altro che la compie. In questo modo, i neuroni specchio ci permettono di capire al volo che cosa sta facendo chi ci sta di fronte, senza che sia necessario fare un ragionamento complesso. Inoltre, preparano il nostro sistema nervoso a imitare le azioni degli altri e a entrare in empatia con i nostri interlocutori. Si ritiene che essi rendano possibile l’apprendimento imitativo e la comunicazione verbale, e che un loro cattivo funzionamento provochi un grave deficit come l’autismo. Possiamo dire che “i neuroni specchio saranno per la psicologia quello che il Dna è stato per la biologia”.