Contributo tratto da scritti di S.H. Foulkes contenuti all’interno del libro “La Psicoterapia Gruppoanalitica”.
Esamineremo qui le qualità personali di un futuro analista di gruppo: la sua personaltà è senz’altro importante giacchè ne dipende l’intero stile di conduzione dei suoi gruppi. Darei una priorità altissima all’integrità etica dell’addestrando.
L’analista di gruppo assume un immensa responsabilità nei confronti di coloro che gli si affidano.
Il suo interesse per la materia deve essere genuino: non deve essere sovraccarico di moventi come il desiderio “di aiutare gli altri” poiché questo troppo spesso si basa su motivazioni individuali radicate e persino su conflitti insoluti.
Il suo interesse dovrebbe essere piuttosto distaccato e sublimato, simile a quello di uno scienziato o di un artista.
Ai miei occhi il ruolo di conduttore in un gruppo analitico è sempre apparso simile a quello di un poeta o di uno scrittore nell’ambito della comunità. Si deve essere ricettivi ai problemi correnti della nostra epoca e creativi nell’esprimerli in modo tale di avvicinarli maggiormente alla coscienza degli interessati.
Non si può mai sottolineare abbastanza la necessità di una capacità particolare : quella di poter ascoltare ricettivamente, tenendo in disparte le proprie aspettative e preferenze. Nello stesso tempo ci deve essere la capacità di avere una mente attiva e aperta alla ramificazioni molteplici di ciò che viene osservato.
Ci deve essere l’amore per la verità anche se questa sgradevole e contraria al vantaggio personale.
Il futuro terapeuta deve essere psichicamente ed emotivamente equilibrato e capace di condurre una vita piena, con una gamma sufficiente di interessi in modo da acquisire esperienza con il mondo e le persone. Con ciò non intendo che debba essere un tipo ultrasocievole e cordiale, bensì un uomo aperto a nuove esperienze e capace di apprendere da esse e di sperimentare le proprie risposte a situazioni diverse.
Dovrebbe essere ragionevolmente libero di disturbi nevrotici e o psicotici, da malformazioni caratteriali e da serie deviazioni sessuali. Sarà molto aiutato in tutto questo dall’insight circa la forza delle sue stesse motivazioni inconsce e dalla sua esperienza personale con il significato dei fenomeni di transfert, parte essenziale questa del suo addestramento.
L’atmosfera creata nei gruppi terapeutici deve lasciar spazio all’esperienza di impotenza, disperazione e irreparabilità nella sicurezza. In una simile situazione di gruppo si rivolge al leader come un Dio capace di dargli forza. L’istruzione reale impedirà al terapeuta di cedere alla tentazione della sua pulsione al potere o delle sue fantasie onnipotenti o di avere un’ ambizione terapeutica eccessiva. Nell’affrontare i gruppi ci sono alcune ansie tipiche, particolarmente nel principiante, che concernono l’idea inconscia che il conduttore debba essere perfetto, o persino onnisciente o onnipotente.
La persona veramente sincera non temerà di essere vista come è. Non avrà alcuna aspettativa smoderata di dover essere perfetta e condividerà l’umiltà e la modestia che come persone umane abbiamo ogni ragione di avere.
L’analista di gruppo, come la psicoanalista individuale, deve avere coscienza di discipline come sociologia, antropologia, biologia, filosofia, storia, politica, vita economica, letteratura, arte.
Non c’è alcun dubbio che l’addestramento psicoanalitico, ivi inclusa l’esperienza personale, sia molto importante. Ciò che dobbiamo soprattutto conoscere della psicoanalisi è lo sviluppo primario sia del sesso che dell’Io, il potere universale degli istinti autodistruttivi, il modello strutturale della personalità la psicologia totale com’è stata delineata nelle ricerche freudiane sui sogni, l’approccio all’inconscio dinamico in vista della forma classica di resistenze e difese.
Indipendentemente da tutto ciò è necessaria una conoscenza dinamica delle funzioni inconsce, ma non rimosse, dell’Io e del Super Io, e infine la familiarità con il transfert sia dal punto di vista del paziente che da quello dell’analista, cioè il controtransfert, e come conseguenza a tutto questo, l’acquisizione di quello che ho definito “l’atteggiamento analitico”.
Se il nostro candidato non ha avuto questa esperienza potrebbe acquisirla mediante la propria analisi di gruppo, purchè questa sia assai intensiva ed estesa. Dopo questa potrebbe completare il suo addestramento, per quanto riguarda gli aspetti analitici, con una propria esperienza analitica individuale, elaborando analiticamente così l’esperienza di gruppo nella dimensione analitica a due. Queste esperienze sono ad ogni modo egualmente essenziali per l’attività individuale e di gruppo per giungere, in una prospettiva più ampia, ad una capacità equilibrata di trattare i pazienti difficili con spirito analitico.