La singolarità dell’approccio proposto da Foulkes consiste nel considerare il gruppo come ”curante” se stesso, i suoi componenti, ivi incluso il conduttore.
Quest’ultimo è comunque su un piano paritario rispetto agli altri membri; la nota distintiva consiste nel partecipare al gruppo al servizio della comunità con la funzione di usare se stesso, i suoi vissuti, le sue competenze e le sue comprensioni delle dinamiche solo per aiutare il gruppo quando ne ravvisi la necessità. Egli ha inoltre la duplice mansione di amministratore responsabile del gruppo nel senso che la sua presenza assicura il setting (luogo, data e ora), e di ”guardiano” poiché garantisce il rispetto reciproco tra i partecipanti e la democraticità dell’esperienza. Egli costituisce così attraverso la stabilità e la continuità, la memoria storica del gruppo. Possiamo asserire che i compiti del conduttore in un gruppo gruppoanalitico raramente sono rassicurativi per i partecipanti. Un comportamento interlocutorio del conduttore nei confronti del gruppo può comunque essere talvolta necessario specie nelle fasi iniziali.
Il gruppo rimane attore, regista e sceneggiatore di quanto avviene al suo interno, mentre il conduttore assume la funzione di guida facilitante seguendo le tendenze del gruppo, piuttosto che quella di leader che lo dirige verso un percorso prestabilito. Egli interviene infatti solo in caso di necessità senza però sostituirsi al gruppo nel suo lavoro; interviene per migliorare e approfondire la qualità della comunicazione tra i partecipanti sia a livello interpersonale che intrapsichico, al fine di mantenere vitale il processo.
Sebbene la parità sembri semplice e scontata, in pratica presenta molte difficoltà perché richiede al conduttore un assetto interno assimilabile alla ”preoccupazione materna primaria” di Winnicott, una sensibilità ed una speciale capacità di stare in contatto con l’altro che spinge spontaneamente a fare, o dire in questo caso, la cosa giusta nel modo opportuno, al momento giusto.
Il lavoro analitico gruppale viene così gradualmente interiorizzato, in una dialettica costante tra la “gruppalità esterna“, che si va via via sviluppando, ed una “gruppalità interna“, ovvero il molteplice, il diverso, l’ignoto anche dentro ognuno di noi, fino a produrre una costruttiva comunicazione circolare e un pensiero collettivo di tipo collaborativo e/o operativo.
Il conduttore gruppoanalitico lavora quindi in un setting rigoroso, con regole precise in relazione ai confini di tempo e spazio. La metodologia è quella della tradizione psicoanalitica: si incentra sulle libere associazioni, la comunicazioni dei sogni, l’esplorazione dell’hic et nunc, l’interpretazione e l’elaborazione, l’analisi del transfert, del controtransfert e dell’identificazione proiettiva.