Disturbi Psicosomatici e Gruppoanalisi

Disturbi psicosomatici e gruppoanalisi

Per disturbi psicosomatici intendiamo quei disturbi che esprimono significati inconsci rimossi attraverso
la somatizzazione.
Anzichè parlare di malattie psicosomatiche preferisco usare il termine disturbi psicosomatici da
inquadrare nell’ambito di una visione unitaria mente corpo (schema 1).

Schema 1 : disturbi psicosomatici

  • Disturbi somatici senza lesioni organiche clinicamente manifeste:
    • Psicoestesie
    • Cenestopatie di allarme (Disturbi somatoformi)
    • Conversioni (isteria)
  • Disturbi somatici con lesioni di organo o di funzione clinicamente manifeste:
    • Ulcera peptica, rettocolite ulcerosa, M. Crohn, asma, malattie dermatologiche,
      ipertensione essenziale, cefalee essenziali, disturbi della funzione genitale, disturbi
      alimentari ecc. (cosi dette malattie psicosomatiche).
    • Leucemie, cancro,infarto del miocardio, connettivopatie ecc.
  • Alterazioni biologiche concomitanti ( biochimiche es.disfunzione del sistema dopaminergico, serotoninergico ecc.) nei disturbi psichici: nevrosi e psicosi.
  • Disturbi somatopsichici (vissuto emozionale della malattia, malattia come trauma psichico)

L’esperienza clinica degli ultimi anni tende a prendere in considerazione una etiologia multifattoriale (predisposizione genetica, stimoli ambientali fisici, chimici e biologici, conflitti psicosociali consci e soprattutto inconsci) in cui di volta in volta uno o l’altro fattore può essere predominante.

Le Psiconevrosi vengono concepite come “un disturbo nelle relazioni degli individui”(ibidem pag.193) ed i sintomi come “compromesso tra il bisogno di esprimere qualcosa che potrebbe essere capita da tutti ed il bisogno di sopprimere tale espressione con la reticenza, il mascheramento e la distorsione” (ibidem pag.201). La paura dell’attacco da parte del mondo esterno alimenta cioè il conflitto tra il bisogno di relazioni con gli oggetti esterni e la chiusura in un isolamento narcisistico.

Foulkes ribadisce che non esiste contrapposizione tra malattia psicologica e malattia fisica: Quando chiamiamo psicologica una condizione non affermiamo che ci sia nulla che incontriamo nella vita umana che non abbia il lato fisico materiale, perfino nel caso di fenomeni chiamati con nomi altisonanti ‘spirituali’. Al contrario crediamo che tutto ciò che avviene nell’organismo umano possa essere guardato sotto entrambi gli aspetti, quello fisiologico e quello psicologico” (Foulkes S.H.,Anthony J.1998, pag.42)

D. G. Brown è il gruppoanalista che più ha studiato i disturbi psicosomatici ( D.G. Brown 1976,1985, 1989, 1993, 1997).
Riassumo i suoi principali lavori:

La gruppoanalisi teoricamente e praticamente offre un utile approccio allo studio ed al trattamento dei disturbi psicosomatici. Offre la possibilità di vedere la difficoltà di spostarsi da una internalizzazione e somatizzazione di difficoltà emozionali alla loro comprensione e risoluzione all’interno di una rete di relazioni.
La natura bio-psico-sociale degli esseri umani è di fondamentale importanza.
La malattia origina tra le persone in quelle sensazioni e fantasie che non possono essere espresse e perfino pensate all’interno delle reti della situazione attuale di vita, la famiglia primaria internalizzata e il sociale che permea inconsciamente.
Le esperienze fisiche del bambino, da cui emergono le sue funzioni mentali sono fondamentalmente influenzate non solo dalla relazione madre bambino ma anche dal padre, dalla famiglia e dalla cultura sociale in cui il bambino è immerso.

Per Freud l’Io è innanzi tutto un Io corporeo. Le funzioni mentali emergono gradualmente dalle funzioni corporee nel primo e secondo anno di vita, dall’originaria unità madre bambino. Lo sviluppo implica un processo di desomatizzazione. Concetto ripreso da Bion con lo stato protomentale, gli elementi beta e la funzione alfa. Le difficoltà psicosomatiche risalgono ad esperienze preverbali, presimboliche basate più su parti psicotiche.

Brown cita Joyce McDougal secondo cui i processi di differenziazione mente corpo possono essere disturbati dalle principali figure di attaccamento che possono essere molto strette e nocive oppure molto distanti al momento di emergenza del Sé dalla simbiosi madre bambino e della mente dallo psicosoma indifferenziato. Ambedue possono predisporre sia alle psicosi che ai disturbi psicosomatici. La scarsità di sogni e di vita immaginativa è collegata all’espulsione dalla mente sia di affetti che di rappresentazioni attraverso uno “scoppio somatico”.

I sintomi di conversione sono più delle comunicazioni . I disturbi psicosomatici veri sono più regressioni a stati preverbali primitivi (protamentale di Bion).

I disturbi psicosomatici si presentano in famiglie che non offrono contenimento psicologico né permettono l’espressione e la ricezione di affetti. Favoriscono la somatizzazione non parlando dei sentimenti e dando sostegno e attenzione solo quando i bambini hanno sofferenze fisiche o sono malati.

La predisposizione genetica ed i fattori ambientali possono essere favoriti da fallimenti, a livello dell’interazione madre -bambino, di comunicazioni familiari e di atteggiamenti socio culturali, incluso l’atteggiamento dei medici.

Brown riprende il concetto di alexitimia di Nemiah e Sifneos: incapacità di trovare le parole per esprimere sensazioni, emozioni, sentimenti, fantasie e impulsi.

I sintomi fisici rappresentano un blocco della comunicazione e nello stesso tempo sono una comunicazione indiretta. Il loro trattamento implica la creazione di significato e simbolizzazione da parte di individui che rimangono legati alla somatizzazione della prima infanzia.

Il lavoro gruppoanalitico consiste nello scoprire il significato di questi sintomi fino al livello più primitivo (proto mentale) per essere desomatizzato, tradotto in parole e mentalizzato.

Uno dei vantaggi dei gruppi è che gli alexitimici possono sviluppare gradualmente la verbalizzazione. Il gruppo svolge inoltre una migliore funzione di contenimento dei crolli psicotici.

Nei gruppi analitici la comunicazione avviene a vari livelli: da un livello psicosomatico indifferenziato , primario a livelli crescentemente simbolici verbali e astratti. La relazione progressiva e la condivisione sono fattori essenziali. Essa implica la traduzione della mimica, dell’espressione emotiva diretta, delle manifestazioni di conversione del linguaggio degli organi e degli affetti in comunicazione verbale chiara che permette ai processi ed ai messaggi autistici di essere aperti e valutati in un clima di apertura e di comprensione condivisa. La traduzione può avere una parte importante per aiutare le persone a superare l’abituale fiducia nei disordini psicosomatici ed esprimere quegli aspetti di sé delle loro relazioni che non possono essere espresse in altra maniera.

Prima o poi i pazienti psicosomatici abbandonano la dipendenza da forme somatiche di comunicazione. Il gruppo si dimostra un contenitore migliore della propria madre e famiglia, la frustrazione non attiva più inevitabilmente lo psicosoma primitivo (proto mentale).

E’ necessario tollerare e contenere l’ansia, il dolore, la mancanza di aiuto, la dipendenza e la rabbia. Il gruppo facilita la comunicazione ad un livello primitivo più profondo ed il conduttore deve trasformare le sue sensazioni controtransferali in consapevolezza,deve ascoltare con i suoi intestini oltre che con le orecchie. Deve facilitare la comunicazione ai livelli primitivi più profondi ed infine tradurli in parole.

La matrice di gruppo permette la capacità di pensare su sensazioni e relazioni che in precedenza erano cosi minacciose da essere impensabili nella originaria matrice materna, familiare e sociale.

Il gruppo analitico offre uno spazio transizionale di contenimento dove transfert scissi possono essere sperimentati e integrati, dove il movimento dall’isolamento all’adattamento empatico può aver luogo al passo che è compatibile con ciascun membro e ove i livelli corporei come quelli di transfert e proiettivi di funzionamento possono essere esplorati.

D.G.Brown (1985) riassume questi concetti in 6 massime:

  1. Disturbi profondi necessitano sostegno e preparazione
  2. Bisogna contenere l’ansia, il dolore, la sensazione di mancanza d’aiuto e la rabbia
  3. Il significato dei fenomeni fisici deve essere scoperto perché il soma possa essere mentalizzato
  4. Il terapeuta deve dare il nome alle sensazioni
  5. Bisogna facilitare la comunicazione a livelli profondi
  6. Il terapeuta deve ascoltare con il corpo oltre che con le orecchie.

Perché viene scelto un disturbo psicosomatico anziché un altro, Brown lo spiega in termini di predisposizione genetica e di fattori ambientali oltre che di aspetti di personalità e conflitti focali.
Come nell’eczema infantile in cui familiarità, fattori locali come irritazioni, infezioni e fattori psicologici confluiscono.

La pelle gioca un ruolo chiave di mediazione nella relazione madre bambino, nello stabilire le sensazioni intime della madre per il bambino, nello stabilire i confini tra il Sé e il non Sé. E’ uno dei canali più primitivi per la comunicazione preverbale, dove affetti non verbalizzati possono essere somaticamente sperimentati. La pelle della madre può comunicare un ampio spettro di emozioni dalla tenerezza, calore e amore fino al disgusto, collera, odio. Il bambino può reagire attraverso la pelle a sentimenti positivi della madre con senso di benessere e a quelli negativi con un disturbo cutaneo. Gli affetti non verbalizzati del bambino trovano espressione attraverso la pelle.

I disturbi psicosomatici, come le conversioni isteriche racchiudono “il misterioso salto dalla mente al corpo”. Il loro trattamento. come l’analisi dei sogni, può offrire un’altra” via maestra verso l’inconscio”, e verso il “misterioso salto”, rivelando affetti disconosciuti e scissi all’interno della sua matrice di relazioni fin dalle origini, prima della differenziazione mente corpo.

R. Merendino ( 2003) ha studiato casi di grave patologia organica: leucemia, cancro, AIDS ecc.

Il suo parere è che “la malattia mortale in genere ed in particolare la malattia tumorale derivi dalla perdita precoce, oltre una determinata soglia, della capacità comunicativa del soggetto sia nei confronti del mondo esterno che nei confronti del mondo interno”…”la malattia si manifesta ogni qual volta la comunicazione verso l’esterno e l’interno diminuiscono fino a ridursi ad un minimo oltre il quale il Sé mente-soma non può più garantire la vita e si dissolve. Per Merendino “non vi è alcuna operazione mentale che non abbia una sua corrispondenza nel soma, non vi è alcuna operazione somica che non abbia una sua corrispondenza mentale”.

Ciò significa che curando la mente curiamo anche il corpo e curando il corpo curiamo nello stesso tempo la mente.

Contributo curato a partire dalla relazione presentata al Simposio all’Accademia Lancisiana di Roma dal Prof. Rocco Pisani.