La teoria della dissociazione strutturale è stata delineata da Onno van der Hart, Ellert R.S. Nijenhuis e Kathy Steele a partire dagli anni Novanta.
Secondo l’approccio della dissociazione strutturale la personalità del sopravvissuto a un trauma sidivide in due parti. La prima si chiama “personalità apparentemente normale” (ANP – ApparentlyNormal Personality) ed è la parte che si prende cura delle attività quotidiane, come il lavoro, lerelazioni, le attività di svago (quando presenti). ANP evita le memorie traumatiche e le esperienzeinterne, per questo presenta spesso numbing (ottundimento emotivo), sintomi di distacco, parziale ototale amnesia per le esperienze traumatiche.
La seconda parte è detta “personalità emotiva” (EP – Emotional Personality) ed è quella che rimane inqualche modo “bloccata” all’età in cui la persona ha subìto il trauma.
Rappresenta la parte emotiva della personalità, quella che cerca di difendere e proteggere l’individuodalle minacce e dai pericoli.
Le persone con disturbo dissociativo complesso hanno quindi un’organizzazione dissociativa della loro personalità che risulta composta da due o più parti dissociative,ciascuna con risposte, sentimenti, pensieri, percezioni, sensazioni fisiche e comportamentisue proprie e, almeno in parte, differenti.
Queste parti (non importa quanto vengano sentite come separate) non sono altre “persone” o “personalità complete”, ma piuttosto delle manifestazioni del modo in cui la tua singola personalità è organizzata.
La persona è una sola, anche se è comprensibile che non sempre si senta in tal modo. Sebbene ogni persona possa avere alcuni tratti distintivi delle sue parti dissociative, vi sono alcune tipiche somiglianze in comune nel funzionamento di base delle parti.
Quando una persona è stata traumatizzata, la sua personalità si è quindi organizzata in almeno due tipi di parti, basate su funzioni specifiche. Come dicevamo prima il primo tipo di parte è focalizzato sulla gestione della vita quotidiana e l’evitamento dei ricordi traumatici, mentre il secondo tipo è bloccato nelle esperienze traumatiche passate ed è focalizzato sulla difesa di fronte alla minaccia.
La parte della personalità che funziona nella vita quotidiana spesso comprende la porzione maggiore della personalità. Questo tipo di parte di solito evita di avere a che fare con, opersino di riconoscere, altre parti, sebbene ne possa comunque subire l’influenza in vari modi. Questa parte tende a evitare situazioni o esperienze che possano evocare ricordi traumatici.
Mentre la parte che affronta la vita di ogni giorno è evitante, un’altra parte resta “incastrata”, bloccata nei ricordi traumatici e pensa, sente, percepisce e agisce come se tali eventi fossero ancora in corso o fossero in procinto di accadere nuovamente. Queste parti sono tipicamente bloccate nella ripetizione di comportamenti che sono protettivi in caso di minaccia, anche quando non sono appropriati per il momento presente. Queste parti sono spesso altamente emotive, non molto razionali, limitate nella capacità di pensare e percepire, non orientate nel tempo presente e si sentono sfinite e sopraffatte. Vivono primariamente nel “tempo del trauma”.
Anche quando le parti sono a conoscenza della loro reciproca esistenza, spesso non sono in accordo tra loro sulle questioni che sono importanti per la persona nel suo complesso. Uno degli obiettivi della psicoterapia è imparare a sviluppare le abilità necessarie per far accordare tra loro le parti. La maggioranza delle parti dissociative influenzano la tua esperienza dall’interno piuttosto che esercitare un completo controllo (come può essere in un DDI).Vi sono diversi tipi caratteristici di parti della personalità che restano bloccate nel tempo del trauma. Queste parti sono rappresentazioni di conflitti ed esperienze abituali che tendono ad essere difficili da integrare.
Parti giovani e bambine (parti ferite).
Queste parti spesso contengono e trattengono ricordi traumatici, emozioni o sensazioni angosciose, dolorose, ma talvolta hanno anche ricordi positivi. Queste parti esprimono tipicamente sentimenti di desiderio, di solitudine, di dipendenza e di bisogno di consolazione,aiuto e sicurezza insieme a sfiducia e timore del rifiuto e dell’abbandono. E’ del tutto naturale e comprensibile che le persone che sono state trascurate o abusate vivano queste esperienze di bisogno.
Allo stesso modo è piuttosto comune che altre parti di sé trovino questi normali bisogni ripugnanti o pericolosi, visto che in passato hanno avuto esperienze negative nell’esprimere quello che volevano o di cui avevano bisogno. Perciò alcune parti della personalità rifiutano lep arti “bisognose” e ritengono che sia meglio non avere bisogni e contare solo su sé stessi. Questa situazione innesca un tipico conflitto interno tra parti che sono bisognose e parti che provano paura o repulsione per tali bisogni.
Parti che imitano le persone che vi hanno fatto del male (parti difensive).
Di solito vi sono parti della personalità piene di rabbia e collera che sono difficili da accettare e che vengono vissute da altre parti come terrorizzanti. Queste parti umiliano, minacciano o puniscono altre parti interne oppure possono dirigere la loro rabbia verso altre persone nelmondo esterno. Nonostante il comportamento di queste parti possa essere piuttosto spaventoso e vergognoso, tanto quanto inaccettabile, è importante capire che queste parti hanno delle buone ragioni per esistere. In origine si sono sviluppate per proteggerti, contenendo le molte esperienze angosciose di rabbia, impotenza e talvolta la colpa e la vergogna.
Parti che lottano (parti difensive).
Alcune parti arrabbiate sono bloccate in una lotta difensiva contro una minaccia. Queste hanno la funzione esplicita di proteggere la persona attraverso risposte combattive verso altre persone o verso parti interne che in qualche modo evocavano minaccia. Le parti combattive spesso ritengono di essere forti, di non essere state ferite e sono capaci di mettere in atto reazioni fortemente aggressive nei confronti di minacce percepite o di comportamenti irrispettosi.
Parti che provano vergogna (parti sofferenti).
La vergogna è l’emozione principale che mantiene la dissociazione. Alcune parti della personalità sono particolarmente evitate e vituperate perché custodiscono esperienze,sentimenti o comportamenti, che la persona, o alcune parti, ha etichettato come degne divergogna o disgustose. Sarà necessario essere particolarmente empatici e pieni di accettazione nei confronti di queste parti.
Le parti dissociative che funzionano nella vita quotidiana vogliono avere a che fare il meno possibile con le parti dissociative bloccate nelle esperienze traumatiche. Le parti bloccate nel tempo del trauma si sentono spesso abbandonate e trascurate da quelle che cercano di tirare avanti senza di loro nella vita di tutti i giorni. Questi perduranti conflitti interni possono essere dolorosi e terrorizzanti e costano alla persona con disturbi dissociativi un enorme dispendio di energia
Come detto in precedenza, quindi, l’obiettivo della psicoterapia e’ ´ dare cittadinanza a tutte le parti che l’individuo vive, e creare un movimento interno di accettazione ed integrazione tra esse.
Bibliografia:
S. Boon, K. Steele, O. van der Hart – “La dissociazione traumatica comprenderla e affrontarla” – Mimesis