Il gioco d’azzardo patologico viene definito come un “comportamento persistente, ricorrente e maladattivo tale da compromettere le attività personali, familiari lavorative”.Il giocatore compulsivo non gioca per guadagno materiale, ma per il piacere che gli deriva dal giocare. La perdita di controllo e la pervasività del gioco nella vita del soggetto determinano il deterioramento dei rapporti affettivi, familiari, lavorativi.
L’incrollabile fiducia nella propria esperienza, l’errore fatale di attribuire ad una serie continua di perdite il segnale che al prossimo lancio si vince, la scrupolosa cura nell’esecuzione di rituali e comportamenti superstiziosi, imperativi per una vincita sicura: tutto nella mente del giocatore.
Eccitazione e delusione definiscono un’oscillazione che il giocatore d’azzardo conosce bene, ma dalla quale non riesce a difendersi. La trappola risiede nel senso di prestigio, di onnipotenza, oltre che nelle vivide fantasie di vincita che da un certo punto in poi diventano certezza di potersi rifare, irrinunciabile modulatore dell’umore depresso che consegue alle frequenti perdite. Da qui in poi, aumentano la frequenza del gioco e il desiderio di recuperare, ma diminuiscono le possibilità di sottrarsi a questo pericoloso inganno.
E’ opportuno differenziare 6 macrocategorie di giocatori d’azzardo:
- Giocatori patologici per azione: sono persone che hanno perso il loro controllo sulla loro attività di gioco d’azzardo. Quest’ultima per loro, è la cosa più importante nella vita, poiché li mantiene in azione e quindi “vivi”. Le relazioni ed attività familiari, sociali e lavorative vengono influenzate negativamente dall’attività di gioco.
- Giocatori patologici per fuga: sono giocatori che trovano nell’attività di gioco sollievo da sensazioni di ansia, solitudine, rabbia o depressione. Usano il gioco d’azzardo per sfuggire da crisi o da difficoltà. In questo caso, il gioco ha un effetto “analgesico” e non una risposta euforica.
- Giocatori sociali costanti: per queste persone il gioco d’azzardo è la forma principale di relax e di divertimento, ma è in secondo piano rispetto alla famiglia e al lavoro.
- Giocatori sociali adeguati: queste persone giocano per passatempo, per socializzare e per divertimento. A questa categoria appartiene la maggioranza della popolazione adulta.
- Giocatori antisociali: coloro che si servono del gioco al fine di ottenere guadagni illegali.
- Giocatori professionisti: sono persone che giocano d’azzardo per professione e, considerandolo una professione si mantengono attraverso di esso.
Anche quando non gioca, spesso può trascorrere il tempo leggendo articoli su gli sport sui cui scommette, elaborando delle probabilità, studiando delle schedine. Nei luoghi del gioco incontra persone che condividono la sua stessa passione, che non lo disapprovano come possono al contrario fare familiari e amici. In questi luoghi egli si sente a suo agio, prova un senso d’appartenenza che può essere forte quanto il desiderio intenso di vincita.
Per ottenere un quadro il più possibile completo della dipendenza dal gioco d’azzardo, è necessario considerare il ruolo che familiari e amici possono svolgere nell’insorgenza e/o nel mantenimento del comportamento problematico.
È stato messo in luce come spesso il partner di un giocatore problematico assuma, sia pure inconsapevolmente, il ruolo di co-dipendente.
Inizialmente il partner giocatore appare come una persona attiva, piena di risorse, fortunata, brillante e generosa, tende infatti a condividere le sue vincite con gli altri acquistando regali, offrendo cene etc.
La sua attività di gioco è percepita come positiva o comunque innocua.
Quando il gioco inizia a intensificarsi – e quando di conseguenza le perdite diventano più frequenti – il giocatore inizia a mentire.
Parlerà ed enfatizzerà esclusivamente le vincite, utilizzerà il denaro messo da parte dalla famiglia, mentirà sui prestiti richiesti e sui debiti contratti.
Se inizialmente il partner ignora la situazione, i primi dubbi sorgeranno quando lo stile di vita comincerà a modificarsi in modo più visibile:
- le assenze del coniuge più frequenti e lunghe
- il diminuito interesse per le vicende familiari
- le prime telefonate di creditori spazientiti che esigono la restituzione del prestito.
Ogni giocatore, quindi, in realtà è una storia a sé. Possono esserci caratteristiche comuni ma è necessario cogliere la specificità di ogni caso sia nelle motivazioni che hanno portato al gioco compulsivo, sia nella gestione di questa problematica da parte del soggetto e del suo sistema relazionale, in modo da poter pianificare anche interventi di recupero mirati e funzionali.